26 marzo 2010

Ron Paul sulla Riforma Sanitaria

Dopo mesi di accesissimo dibattito e pesanti negozazioni a porte chiuse, domenica sera il Congresso ha finalmente votato una storica riforma sanitaria. Si è trattato di un fine settimana davvero triste presso lo House Floor, assistendo ad un’ulteriore manomissione della Costituzione, ulteriore disprezzo della volontà popolare, all’espansione esplosiva delle competenze del governo, un corporativismo clientellare senza precedenti, e l’imminente scomparsa della sanità di livello cosí come la conosciamo.

Coloro che sostengono la riforma propagandano i loro buoni propositi di assicurare cure mediche di qualità per tutti gli americani, come se quelli che ostacolano la legge siano contrari ad una sanità d’eccellenza. Citano statistiche stravaganti sulla riduzione del deficit, ed allo stesso tempo programmano di espandere gli attuali programmi di spesa sanitaria che già sono finanziati a fatica. Ritengono che in qualche modo la sanità possa essere migliorata gonfiando il numero dei cassa integrati e tagliando i rimborsi a quei dottori che già ora stanno perdendo soldi. Si stima che migliaia di dottori saranno costretti ad uscire dal mercato nel caso in cui i bislacchi calcoli del governo federale si tramuteranno in realtà per la sanita pubblica. A nessuno è venuto in mente di chiedersi a cosa servirà la copertura obbligatoria quando la gente avrà difficoltà a trovare un medico. Gli auspici ed i sogni dei legislatori non sempre reggono il confronto con la realtà economica.

Ancora più frustrante, questa riforma non affronta affatto il perchè accedere alle cure mediche sia un’impresa per molti americani – i costi astronomici. Se si discutesse seriamente di riforma dei risarcimenti civili, se si riducesse e riformasse la massiccia regolamentazione in materia di sanità, se si permettesse al mercato di spingere verso il basso i prezzi delle cure mediche come accade in qualsiasi altro settore, forse allora i cittadini non sarebbero cosí obbligati verso le assicurazioni, tanto per cominciare. Se i costi andassero giù, molta gente sarebbe in grado di pagarsi le cure di cui necessita con le proprie tasche, cosí come avveniva prima che il governo federale s'intromettesse tanto. Al contrario, con la scusa di perseguire le avide compagnie assicurative, il governo otterrà il risultato di legare ancor di più i contribuenti ad esse, tramite l'obbligo di sottoscrivere uno dei loro servizi finanziari. Multe salate saranno inflitte a chiunque si macchiasse dell’abominio di non essere un cliente delle compagnie di assicurazione sanitaria. Serviranno 16,500 nuovi burocrati per amministrare le multe e garantire l’esecuzione dei mandati. Pertanto, per il governo si tratta anche di un intervento sull’occupazione. Non importa però che il programma molto probabilmente causerà la perdita di 5 milioni di posti di lavoro nel settore privato.

Di certo, l’aspetto più preoccupante è che la riforma sia sfacciatamente incostituzionale nonchè contraria a qualsiasi ideale di libertà. Da nessuna parte nella Costituzione si intravede alcuna autorità del governo federale di poter fare tutto ciò. I Padri Fondatori sarebbero orribilati all’idea che il governo costringa i cittadini a diventare fruitori di alcuni servizi forniti da aziende secondo l’approvazione dell’esecutivo. Vi sono 38 stati che hanno detto di prepararsi ad impugnare la riforma e lo faranno con successo, se i giudici saranno fedeli al loro giuramento. La responsabilità dei giudici dovrebbe essere la difesa del diritto alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità. I cittadini hanno la responsabilità sulla propria esistenza, ma hanno anche la libertà di scegliere come vivere e come proteggersi. La decisioni rispetto alla propria salute sono un pezzo di questa libertà, l’ennesimo che viene strappato via [dal governo]. L’interferenza governativa nella sanità ha già violato le libere scelte a disposizione degli individui ed anzichè farsi da parte si sta radicando sempre più a fondo, assieme a quella dei compari corporativi.

(Qui l'originale)